«La collana, Dafni e Cloe, curata da Ludovica Costantino è un dono prezioso ai ragazzi»
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La bellissima recensione di Gian Carlo Zanon alla Collana Dafni e Cloe, dal blog
“I giorni e le notti”
Clicca qui per leggerla sul sito igiornielenotti.it
Recensione:
«Volevo far sentire un pezzo che avevo composto ad un mio amico e mi accingo a fare i primi accordi con la chitarra, A quel punto il mio amico mi chiede come faccio a suonare se non ho la mano. Mi guardo e mi accorgo che la mia mano non c’è più. È questo il sogno che ho fatto dottoressa. Voglio uscire dalla depressione e dalla dipendenza da eroina, esiste una strada?
Si esiste.» *
Gian Carlo Zanon
Mi chiamava distrattini… mi chiamava “distrattini” Lino Cima, il mio maestro elementare. Mi chiamò “distrattini” … ma solo nella quarta e nella quinta elementare.
L’hanno precedente, in terza, fui premiato e il mio nome fu stampato, storpiato, sulla Prealpina che allora non era ancora un covo di leghisti. Ma “qualcosa” mi era accaduto durante le vacanze estive, e lui, il mio maestro, quando mi vide il primo giorno di scuola dell’anno successivo se ne accorse subito: “ma cosa ti è successo” mi disse guardandomi negli occhi.
Mi è rivenuto in mente tutto quando, leggendo il libro citato in apertura, sono incappato in un paragrafo in cui la psicologa Emanuela Atzori parla di «(…) insegnanti preparati e sensibili, in grado di farsi domande su improvvisi cali di interesse nello studio, o su una capacità di concentrazione che viene a mancare (…)».
Cima Lino era uno di questi insegnanti rari, forse sempre più rari. E lui si accorse subito che avevo perso interesse allo studio, si rese conto che la mia concentrazione era venuta a mancare. Certamente non aveva gli strumenti per curarmi; lui vedeva il fenomeno, i sintomi di una assenza che si rifletteva nello studio… io sapevo come andavano scritte le parole ma le sbagliavo perché “mi distraevo”. E lui non poteva far altro che chiamarmi affettuosamente “distrattini”: era il suo modo, forse un po’ goffo, di frustrare la mia assenza… senza esagerare. “Sapeva”, intuiva, che avrei potuto perdermi per sempre nell’odio e nella rabbia. E si fermava… e per due anni ma non mi ha mai lasciato la mano… fino all’ultimo giorno di scuola.
Racconto questi ricordi che sono scaturiti leggendo il capitolo di Emanuela Atzori facente parte di questo importante volumetto che tratta l’abuso di sostanze nocive nell’infanzia e nell’adolescenza.
Ludovica Costantino, psichiatra e psicoterapeuta, insieme ad un folto gruppo di persone qualificate in diverse discipline, ha creato un progetto, composto un Comitato scientifico, incontrato un editore, Liguori, e così nata questa splendida collana che tratta in modo specifico le problematiche dell’adolescenza, anche quelle molto pesanti come droga, cyberbullismo, e tutti gli “effetti collaterali” di questa età “pericolosa” quanto lo può essere un guado tra una riva e un altra dell’esistenza umana.
I temi sono affrontati tenendo conto della Teoria della nascita dello psichiatra Massimo Fagioli, recentemente scomparso, e dei suoi concetti base che sono le fondamenta sopra cui costruire una solida ricerca sulla realtà umana, sul suo ammalarsi, e sulla possibilità di cura: reazione, pulsione di annullamento, vitalità, fantasia di sparizione, memoria, certezza che esista un seno, fantasia, frustrazione, rifiuto…
Senza questi strumenti, che la stragrande maggioranza degli adolescenti ovviamente non possiede, il passaggio all’adolescenza può essere pericoloso: «Il momento più critico – afferma E. Atzori rispondendo alle domande di L. Costantino nell’Intervista sulla dipendenza da sostanze – del periodo adolescenziale che ha inizio con l’esordio puberale e che costituisce un passaggio cruciale per l’essere umano.»
Inoltre, come scrive la psicologa, quasi sempre i genitori non sono figure valide di riferimento, e non sempre si incontra sul proprio cammino un Germain Luis, il maestro che aiutò Camus a realizzare se stesso (leggi qui) o un Cima Lino. Inoltre come viene più volte ripetuto nei libri, troppo spesso i ragazzi giungono a quel “guado fatale”, al di là del quale c’è il rapporto fisico con l’altro da sé, con una realtà umana fiaccata dalle delusioni avvertite fin dai primi giorni di vita.
La collana, Dafni e Cloe, curata da Ludovica Costantino è un dono prezioso ai ragazzi, una lampada per salvarsi dai marosi dell’adolescenza che può servire non solo a loro. Ma anche a tutti coloro che – genitori, insegnanti, educatori – hanno interesse per questi “marziani”, venuti da chissà da dove. Che appaiono improvvisamente attorno a noi e senza domandare chiedono domande che strappano il cuore e agitano il sangue… assentarsi, non riconoscerli, non fermarsi a guardarli, fuggire, girando la faccia dall’altra parte, è un delitto.
20 marzo 2018
Questa collana da una speranza di cura a tanti adolescenti e non solo. Il volume e’ molto bello e intenso e la recensione ne fa una ottima sintesi.